Lo sciescursionismo è una attività alpinistica che si pratica nell’ambiente alpino invernale su terreno non battuto.

Tale attività può iniziare dal binario preparato per lo sci nordico ma si sviluppa nel fuori pista, lungo strade forestali, percorrendo boschi e pascoli alpini fino a fondersi, nella sua espressione più impegnativa, allo scialpinismo.

Le escursioni non comportano l’uso di materiale alpinistico e neppure il ricorso a tecniche di progressione alpinistiche su ghiaccio e/o roccia.

Lo sciescursionismo intende avvicinare l’uomo all’ambiente naturale nella veste invernale e, attraverso una più intima conoscenza, suscitare in lui un autentico interesse per la media montagna; con questa disciplina si vuole consentire alle persone di prolungare l’attività escursionistica estiva in un ambiente di sogno, di evasione, in cui è possibile il contatto profondo con una natura che il manto nevoso invernale rende ancora più magica.

La pratica dello sci escursionismo è orientata verso il fuoripista e si ritaglia uno spazio libero in quanto non occupato da altre discipline.

Settibianca 2017 – Vallestura

Per poterla affrontare in sicurezza è necessario avere una conoscenza della montagna invernale, capacità di progressione derivata dallo sci di fondo a integrazione delle tecnica di discesa con tutti i tipi di neve.

ma per noi lo sciescursionismo è semplicemente…

L’altro Sci

È altro rispetto allo scialpinismo, perchè meno concentrato sulla vetta, sul dislivello, sui tempi e sulle performance.

È altro rispetto alle ciaspole, perchè permette di unire il piacere dell’escursione in ambiente invernale con quello della discesa in neve fresca, il divertimento e la sensazione quasi magica di tracciare un pendio vergine, e di farlo con una sciata elegante e funzionale!

E’ uno “sciare diverso”, non perché sia meglio o peggio delle altre attività su neve, ma proprio per le sue particolarità nell’approccio alla montagna, consapevole, lento, concentrato sul piacere e sul divertimento, non “eroico” o agonistico.

L’altra cosa che ci differenzia dagli altri tipi di sci è che il tallone è sempre libero, sia in salita che in discesa, e questo, che potrebbe sembrare un limite, comporta il vantaggio di poter essere dinamici e reattivi, di cambiare “assetto” e tecnica continuamente in relazione al tipo di neve che si incontra, e quindi di gestire molto bene la variabilità della neve “viva” non battuta.

Curva a Telemark

Perché il Telemark?

Il telemark è una tecnica sciistica nata nel’800 in Norvegia per permettere di curvare e frenare con l’attrezzatura disponibile all’epoca, sci di legno lunghi e stretti. Dopo un periodo di declino in favore dello sci alpino (anche se veniva comunemente usato nei paesi nordici per spostarsi con gli sci), c’è stato un “boom” negli Stati Uniti durante gli anni 70, e in seguito si è diffuso in tutta Europa.
In Italia arriva a inizio anni 80 grazie allo sportivo e istruttore CAI Vladimir Pacl e negli anni 90 evolve in quello che è comunemente chiamato “telemark italiano”, particolarmente elegante ed efficace per il fuoripista.
La particolarità dell’attrezzatura da telemark è di non bloccare MAI il tallone, nè in salita nè in discesa… è comunque possibile scendere a sci paralleli senza alcun problema, ma senza l'”aiuto” nel tenere la posizione che danno gli sci da sci alpino, quindi è “obbligatorio” sciare bene, con una posizione centrale e attiva.
Il vantaggio è che si può cambiare tecnica e posizione ad ogni curva, adattandosi alla neve che si trova, e questo in fuoripista è fondamentale!
Chiaramente, oltre al parallelo, è possibile fare la curva telemark, quella che si fa inginocchiandosi, avanzando lo sci esterno, con il peso alla pari sui due sci e con il corpo che va verso l’interno della curva (un po’ come in bicicletta, il contrario dello sci alpino, per capirci); il tutto in modo dinamico, continuo ed elegante, quasi come in una danza…
Ma perchè fare una curva così? E’ solo un vezzo estetico, una moda?
In realtà questa tecnica, oltre che elegante, è molto sicura e funzionale su neve fresca o morbida, perchè permette di abbassare il baricentro, di aumentare la lunghezza della base di appoggio, quindi il galleggiamento, e di “guidare” gli sci con tutta la massa corporea e non solo con i piedi, favorendone il controllo anche su neve pesante o “crostosa”.
Ma oltre alle motivazioni tecniche c’è qualcosa di speciale, un’emozione profonda, quando ci si trova inginocchiati nella neve fresca di un pendio ancora vergine, a disegnare la propria traccia senza cercare la velocità, o la pendenza, o la quantità di curve, ma solo l’armonia tra il movimento e l’ambiente che ci circonda…